Conoscete il ruolo dell'educatore professionale nell'ambito della disabilità in età evolutiva?

martedì 16 agosto 2011

EUDCATRICE ANCHE IN VACANZA!


Dato l’argomento del blog potreste aspettarvi un saggio sulla pet therapy, sulla relazione tra bambino disabile-malato e animali, sulle razze di cani più predisposte a fare percorsi con bimbi con disabilità, su ricerche empiriche riguardanti la terapia con gli animali invece questo post sarà il racconto di una serata… speciale.
Questo post si riferisce ad un ‘esperienza avuta una sera in vacanza, racconta di un cane, di un bimbo e del mare.

FREDDY così si chiama il labrador di 9 anni del mio ragazzo, eravamo in spiaggia alla sera, in riva al mare, io vedo un passeggino con dietro troppe macchine, troppe luci, troppi suoni, troppi tubi, sento genitori e nonni che dicono “Andrea (nome di fantasia) guarda c’è un bau!”.
Freddy è abituato a lavorare con i bimbi ma eravamo in vacanza…ma in realtà un cane così dolce, così sensibile non va mai in ferie e, nemmeno il padrone, che non ha esitato a tirare su di peso il suo labrador per farlo vedere al piccolo immobilizzato in una passeggino, la sua vita legata a innumerevoli tubicini.
Potrei spiegarvi i principi di questa teoria ma non lo faccio ora, chi fa questo lavoro vive di emozioni, sente le relazioni, vive il sorriso di un bimbo con la tracheostomia, vive il grazie commosso dei genitori, vive con il sorriso nel cuore per aver visto una cane farsi accarezzare per lunghi minuti dai piedini di un bimbo, vive il ricordo di vedere un bambino con molti problemi con la vita legata a due tubicini di un respiratore ma che fa “no” con la testa (il piccolo non parlava) quando la mamma gli dice “bè adesso Freddy va via” e vivi con l’immagine di un cane immobile e coccolone davanti a questo passeggino
Lascio questo post così e ne ho l’immagine stampata..il più bel Ferragosto.


Grazie Freddy e grazie Andrea!

giovedì 11 agosto 2011

STRATEGIE E INTERVENTI EDUCATIVI CON BAMBINI E RAGAZZI CON LA SIDORME DI ASPERGER

I maggiori problemi dei bambini e ragazzi con la Sindrome di Asperger riguardano l’area della socializzazione, da piccoli cercano di evitare le interazioni sociali, non riescono a sostenere una conversazione semplice, non ripetitivi, bizzarri e necessitano di una ruotine sempre uguale, non amano i cambiamenti, sono iperattivi, si interessano a un particolare interesse o oggetto.
Con l’inserimento a scuola questi bimbi iniziano a mostrare interesse verso gli altri compagni ma difficilmente riescono a fare amicizia e a mantenerla, questi ragazzini vengono spesso presi in giro.
Quello che è importante per un educatore professionale con lavora con questi bimbi un po’ speciali è capire che questi bambini percepiscono in modo diverso dal nostro, è per questo che si comportano in maniera differente.
COME INTERVENIRE?
Educazione motoria per limitare la goffaggine.
Apprendimento delle regole sociali con l’utilizzo di role playng e teatro, per quanto riguarda lo sviluppo della socializzazione coi coetanei favorire il rapporto uno a uno, è bene cercare di partire dalle abilità speciali di questi ragazzi per aiutarli ad essere accettati dai compagni ed integrati.
Apprendimento delle abilità nell’autonomia come per esempio prendere l’autobus.
Cercare di non cambiare la routine poiché i cambiamenti creano ansia.
Fornire al bambino regole spiegate in modo semplice e chiaro con il supporto di foto, disegni, schemi, cartelloni, la spiegazione deve essere completa e aiutata da un supporto visivo, la visualizzazione è un aiuto molto utile.
Anticipare eventuali situazioni per evitare scontri e crisi.
Utilizzare premi e rinforzi positivi.

Mi sembra interessante inserire in questo post delle frasi scritte da un bambino di 10 anni con Sindrome di Asperger, tratte dal libro “Dicono che sono Asperger” di Paolo Cornaglia Ferraris, Erickson io sento diverso.
“Io non credo di avere un disturbo e anzi credo che il disturbo ce l’abbiano gli altri!”
“A me piace andare nella stessa pizzeria e non in quelle nuove, a me piace andare in piscina basta che non si cambi il giorno, non vedo perché i nomi delle pizze debbano cambiare, io mi agito”.
“Sono diverso”.
“Non mi piace il rumore”.
“Le regole sociali sono delle gran scocciature, sono strane e non vedo perché devo rispettarle, non le capisco”.
“Io non so leggere tra le righe perché tra le righe non c’è scritto proprio nulla”.
“La cosa più tremenda nello sport è la squadra”.
“Quello che non mi piace della scuola sono gli altri bambini”.
Secondo me queste frasi scritte da un bambino affetto dal disturbo fanno capire veramente cosa provano, io ho conosciuto dei ragazzi con al Sindrome di Asperger e ho fatto una riflessione, non sono sempre come vengono descritti nel manuali di diagnosi, quello che mi è rimasto più impresso è il fatto che nei libri scrivono che questi ragazzi non hanno senso dell’umorismo ecc invece questo ragazzo io l ‘ho visto ridere al momento giusto.

Anche tu come gli altri e ragazzi e bambini un po’ speciali conosciuti in questi anni sei nel mio cuore



LA SINDROME DI ASPERGER


Tra pochi mesi inizierò a svolgere un intervento educativo domiciliare con una ragazzino affetto dalla Sindrome di Asperger, desidero dedicare un post a questo disturbo in quanto come educatore
professionale che si occupa di disabilitò in età evolutiva ne sono venuta a contatto e mi occuperò proprio di questo per un anno.
La Sindrome di Asperger è un disturbo pervasivo dello sviluppo mentale, il problema principale di questi bambini è la grande difficoltà ad interagire socialmente.
E’ un disturbo simile alle’autismo ma si differenzia in quanto la Sindrome di Asperger (AS) viene riconosciuta dopo i 3 anni (l’autismo anche a 18 mesi), c’è buona intelligenza e buon linguaggio; molto spesso la Sindrome di Asperger viene confusa con l’autismo a elevata funzionalità, il confine è labile e molto spesso la diagnosi è difficile da distinguere.

CARATTERISTICHE
Compromissione qualitativa dell’interazione sociale in quanto è ingenua, inappropriata, unidirezionale, scarsa abilità a fare amicizia, isolamento sociale anche se molto spesso i bambini con AS desiderano fare amicizia ma non riescono, non vengono capiti, accettato e soffrono, vengono frustrati nei loro impacciati tentativi di relazionarsi con conseguente depressione soprattutto durante l’adolescenza.
Scarsezza di empatia , i bimbi con AS hanno difficoltà a capire, percepire i bisogni degli altri, non legano facilmente, non rispondono in modo appropriato.
Deficit nell’uso non verbale del linguaggio, i bambini con questo disturbo hanno un limitato uso della gestualità, sono goffi, non coordinati, hanno difficoltà a regolare la vicinanza fisica, posture bizzarre, lo sguardo “irrigidito”, può essere presente grossolanità dei movimenti fini delle dita.
Linguaggio verbale generalmente precoce, è molto sviluppato, imparano presto nuove lingue e parole anche difficili, la compromissione riguarda la pragmatica del linguaggio, non comprendono l’umorismo, non si divertono e non ridono al momento giusto, non capiscono i modi di dire, l’ironia, i doppi sensi, non usano i gesti adeguati che accompagnano il linguaggio, i discorsi sono pedanti e monotoni.
Aree di interessi speciali, i bambini con la Sindrome di Aspeger tendono a sviluppare un particolare e intenso interesse per qualcosa di specifico come tempo, mappa, fatti della tv, hanno particolarità eccentriche.
Sviluppo cognitivo non compromesso anzi buonissime capacità mnemoniche, a volte genialità.

CAUSE
Diversa architettura dei neuroni specchio, fattori genetici comunque ancora in fase di studio.

FREQUENZA
25 soggetti su 10.000, su 10 soggetti con Sindrome di Asperger 9 sono maschi.

PROGNOSI
Migliore rispetto all’autismo, questo comunque dipende dagli interventi educativi e familiari attivati sin
dall’infanzia, i ragazzi con questo disturbo possono vivere da adulti una vita quasi normale.

Alcune informazioni sono state prese dal libro “Dicono che sono Aspeger” di Paolo Cornaglia Ferraris, Erikson io sento diverso.

“Non è mica colpa nostra essere Asperger, accettateci”


sabato 6 agosto 2011

ESPERIENZA DI SOSTEGNO SCOLASTICO CON UN BAMBINO CON DISTRURBO COMPORTAMENTALE

Ad ottobre 2010, tramite un’associazione sono stata contattata per svolgere un periodo di volontariato in una scuola primaria a Padova.
La direttrice ha chiesto l’aiuto dell’ associazione per cercare una figura professionale, anche studentessa, poiché aveva molto a cuore una situazione di particolare difficoltà in una classe prima. La direttrice chiedeva una figura di supporto un giorno alla settimana per seguire un bambino di 7 anni, straniero, con disturbi del comportamento.

IL PICCOLO E.

E. è un bimbo di 7 anni, immigrato, arrivato in Italia poco prima dell’inizio dell’anno scolastico, viene dall’ Africa, ha frequentato la scuola dell’infanzia in un paese straniero. I problemi di E. sono comportamenti aggressivi nei confronti delle insegnanti e dei compagni, ha crisi con esplosioni di rabbia e comportamenti oppositivi.

IL PRIMO PERIODO … LE CRISI

E. inizia ad arrabbiarsi dopo le prime due ore di lezione (che passa sempre tranquillamente), diventa iperattivo, non riesce a stare seduto, non ascolta e non rispetta le regole, si agita, diventa aggressivo nei confronti delle persone che gli stanno accanto, lancia oggetti, E. va incontro a frustrazione poiché a volte non viene capito, non comprende oppure non riesce a portare a termine un compito correttamente, il vincolo è anche la lingua straniera.
Dopo aver contattato l’assistente sociale le insegnanti hanno proposto alla madre un incontro con un neuropsichiatra infantile che lei, però ha rifiutato.
La direttrice oltre al mio supporto un giorno alla settimana aveva attivato un laboratorio di psicomotricità e organizzava delle attività ore con le insegnanti di sostegno della scuola.

L’AFFIANCAMENTO IN CLASSE

Durante le prime due ore del sabato per circa 8 mesi ho affiancato l’insegnante curriculare e sono stata da supporto per la classe. E. reagito bene alla mia presenza perché comprende che sono una maestra per la classe e non solo per lui; nelle ore successive E. era difficile da gestire in classe per uscivamo, facevamo passeggiate, leggevamo libri, giocavamo, facevamo altre piccole attività, usufruivamo delle biblioteca.

I LABORATORI DI GRUPPO E I PRIMI RISULTATI

Con il passare dei mesi E. è migliorato, gli abbiamo dato il tempo e la fiducia per apprendere le regole della nostra cultura e dell’istituzione scuola, lo abbiamo aiutato, non aveva un particolare disturbo ma manifestava il suo disagio con questi comportamenti esplosivi, era un problema di adattamento.
Con l’insegnante di classe e la direttrice abbiamo pensato di organizzare dei LBORATORI DI GRUPPO, inserendo sempre E. e rotazione 3 compagni della classe, attività da me gestite come:

· Gioco dell’oca (obiettivi: rispetto dei turni, imparare a saper perdere, apprendimento di piccoli calcoli matematici)

· Giochi di manipolazione

· Giochi di gruppo

· Giochi di classificazione

· Attività espressive ed artistiche

· Lettura di libri, comprensione e rappresentazione grafica

· Laboratori sugli animali

venerdì 5 agosto 2011

Alcuni esempi… ATTIVITA’ DI LUDO-TERAPIA PER BAMBINI CON GRAVI DISABILITA’














Lavoro con un gruppo di bambini con disabilità e riporto qui nel blog come esperienza alcune attività educative.

DESTINATARI: un gruppo di 5 bambini con disabilità, disturbi generalizzati della sviluppo e patologie genetiche rare, età dai 5 ai 10 anni

PROGETTO: “Pasticciamo”

OBIETTIVI:

· Riconoscimento dei colori

· Sviluppo percezione tattile

· Sviluppo prensione

ATTIVITA’:

1. “Peschiamo i colori”

Materiali: per questa semplice ma divertente attività è necessario costruire una “canna da pesca” con un legnetto, nastro con attaccato un piccolo sacchettino di stoffa da intingere nei colori, piattini di plastica, colori tipo tempera, cartellone grande bianco.
Ogni bambino con accanto l’educatrice deve pescare dai piattini il colore che preferisce oppure il colore che l’educatrice suggerisce (per esempio prendi il giallo) e poi il colore va poggiato con la “ canna da pesca” in un grande foglio bianco. Questa attività serve ai bambini per la coordinazione oculo-manuale, per imparare a prendere le cose (anche i bambini che hanno difficoltà con l’uso delle mani possono giocare poiché le educatrici possono aiutarli), per riconoscere i colori, per mantenere l’attenzione. Anche per i bimbi iperattivi o che hanno interessi ristretti questo gioco è l’ideale poiché pescare i colori è molto divertente e il risultato visivo nel foglio bianco è molto forte.

2. “Mani e piedi”

Materiali: colori a dita, piattini di plastica, grande lenzuolo bianco. L’attività prevede la preparazione a terra di piattini con varie tempere colorate, i bimbi immergono piedi e mani nei colori e poi le stampano nel grande lenzuolo bianco.

3. “Oggetti colorati”
Materiali: vari oggetti dei colori primari (rosso, giallo, blu), 3 scatole colorate (rosso, giallo, blu)
I bimbi devono portare da casa vari oggetti come pennarelli, palline, utensili, giochi, stoffe ecc dei 3 colori primari, arrivati alla struttura le educatrici posizionano alla fine della stanza le 3 scatole (quella rossa, quella gialla e quella blu) e mescolano i giochi all’inizio della stanza.
I bambini, corrono o camminano autonomamente o con il supporto delle educatrici con l’oggetto colorato in mano e lo posizionano nella scatola con lo stesso colore.

PROGETTO: “Muoviamoci”

OBIETTIVI:

· Favorire la percezione dello spazio

· Sviluppo psicomotorio

ATTIVITA’:

1. “Percorso”
Materiali: palloni, corde, materassini
Le educatrici predispongono un piccolo percorso e i bambini assieme alle operatrici lo eseguono, piccoli salti, piccole corse, lancio del pallone, ecc.. Questo è importante per mantenere le abilità motorie dei bimbi con malattie degenerative e per sviluppare nuove abilità per gli altri bambini.

2. “Tutti sotto, tutti sopra!”
Materiali: grande telo colorato
Le educatrici prendono un grande telo colorato e lo tengono in altro e fanno stare i bambini sopra, giocano a spostarsi seguendo i comandi “tutti sotto”, “tutti sopra”, “tutti fuori”, per chi ha difficoltà le educatrici servono da supporto, si può fare tutti ciò con sottofondo musicale.

mercoledì 3 agosto 2011

Tra la prematurità e la disabilità


Nel corso di laurea al terzo anno ho frequentato un corso di BIOETICA che mi ha dato la possibilità di scrivere una tesina su un argomento a scelta tra quelli trattati riguardanti l’inizio e il fine vita, ho scelto di esporre in termini critici “la rianimazione dei neonati gravemente prematuri” prendendo spunto da un libro molto bello e interessante Interventi al limite: bioetica nelle Terapie Intensive Neonatali “d Lino Chiandretti, Paola Drigo, Giovanni Verlato, Corrado Viafora.
Quello che secondo me è importante per un educatore professionale che opera con la disabilità in età evolutiva è il legame esistente tra la situazione clinica di prematurità e la conseguente, successiva, eventuale disabilità.
Il dilemma che analizzo nella tesina è se è bene rianimare bambini nati molto prematuramente, dalle 22-23 settimane dove la sopravvivenza ha percentuali basse e la probabilità di avere conseguenze neurologiche è alta.
Nel leggere attentamente il libro Interventi al limite, bioetica nelle terapie intensive neonatali ci si pongono molti interrogativi, forse domande già presenti in tutte quelle persone che tutti i giorni operano in questo contesto. E’ utile domandarsi e informarsi riguardo alle problematiche etiche connesse alla rianimazione dei bambini nati gravemente prematuri, anche per chi di svolge la professione di educatrice, è certamente possibile venirsi a trovare in strutture che accolgono bambini con gravi disabilità, esiti, conseguenze di una situazione di grande prematurità
La sopravvivenza di questi bambini è una sfida, poiché la prognosi, il decorso, il risultato degli interventi è sempre molto incerto, soprattutto nelle prime fasi, ma è altrettanto una sfida la loro esistenza e assistenza futura. E’ molto complesso interrogarsi se è eticamente corretto o meno procede alla rianimazione di un bambino nato alla 24 settimana di gravidanza, con un peso stimato molto basso e l’indice Apgar altrettanto al limite, quel bambino potrebbe farcela come molti ma potrebbe anche non sopravvivere oppure vivere con disabilità e deficit che lo accompagneranno sino all’ età adulta, chi deve assistere poi il piccolo nelle sua quotidianità e nella sua educazione è la famiglia. La famiglia è stata già segnata dall’ esperienza della terapia intensiva neonatale, che non è assolutamente facile, il neonato nasce troppo presto, i genitori sono impreparati al suo arrivo e soprattutto alla sua situazione clinica, il neonato viene rianimato ed “attaccato alle macchine” (così raccontano i genitori come vedono il loro bambino), possono vederlo per pochissime ore al giorno, la famiglia non sa per quanti giorni il loro figlio sarà ricoverato, il bimbo rimane centinaia di giorni in un’incubatrice che vuole simulare il grembo materno ma che nonostante le tecnologie avanzino nel migliore dei modi non è ancora perfetto. I genitori quindi sono segnati dal dolore, dall’ angoscia e dalla preoccupazione per il presente ed il futuro del loro bambino. E’ bene quindi dare la possibilità al bambino di vivere ma è altrettanto necessario fornirgli in futuro il supporto indispensabile e sostenere la famiglia nel garantire al bimbo una vita di qualità, nonostante l’eventuale disabilità.

Nelle mie esperienze lavorative sono venuta a contatto due volte con bimbi disabili, conseguenza di situazioni di estrema prematurità e dico che è bene farli vivere, perché sono dei cuccioli, sono tenerissimi, danno tante soddisfazioni e svolgere percorsi educativi-riabilitativi con loro è bello, è un lavoro da sogno ma le strutture, il sistema sanitario nazionale, il sistema scolastico li devono accogliere, valutare, curare, prendere in carico ed integrare e non abbandonare, discriminare, sono nati piccoli o meglio piccolissimi e non lo hanno scelto loro, hanno gli stessi diritti degli altri anzi sono in una condizione più debole e devono essere tutelati a 360 gradi, compresa la famiglia.

martedì 2 agosto 2011

LA NOSTRA FAMIGLIA… la presa in carico del bambino con disabilità


Ho avuto modo di collaborare con questa struttura durante il mio tirocinio, poiché seguivo a domicilio una ragazzina con disabilità, era presa in carico da questo servizio.
La Nostra Famiglia è un’ associazione presente in tutta Italia, io ho collaborato con la sede di Padova, penso che il lavoro di questa struttura sia di fondamentale importanza in quanto PRENDE IN CARICO la persona con disabilità in età evolutiva, dai primi mesi all’adolescenza e dalla diagnosi alla riabilitazione, segue, informa, forma le famiglie e anche le scuole, ha contatti, incontri con genitori, insegnanti, operatori socio-sanitari e conosce la storia di ogni bambino.
Io personalmente ho avuto modo di collaborare con un’ educatrice che si occupava delle terapie della ragazzina che seguivo io e con l’ ”equipe Autismo”.

Il Centro svolge in forma ambulatoriale, domiciliare e diurna attività di diagnosi, cura e riabilitazione nell'ambito neuropsichiatrico, neuromotorio, psicopatologico e neuropsicologico per soggetti in età evolutiva.

L’ equipe è formata da:

· Direzione Medica

· Direzione Operativa

· Servizi Amministrativi

· Equipe diagnostico-valutativa (neuropsichiatra infantile, fisiatra, pediatra ed eventuali altri medici specialisti)

· Equipe riabilitativa (oltre agli specialisti di cui sopra è formata da chinesiterapisti, psicomotricisti, terapisti occupazionali, terapisti della neurovisione e logopedisti)

· Servizio Infermieristico

· Unità di Servizio Psicologico

INTERVENTI:

· FISIOTERAPIA per problematiche legate al movimenti

· NEUROPSICOMOTRICITA’ per il trattamento delle disarmonie evolutive della motricità, comunicazione, apprendimento e relazione

· LOGOPEDIA per il trattamento dei disturbi della comunicazione, espressione verbale, comprensione, apprendimento, ipoacusie

· TERAPIA OCCUPAZIONALE per il trattamento delle difficoltà motorie e prassiche che compromettono l’autonomia

· RIEDUCAZIONE NEUROVISIVA per il trattamento dei deficit neurovisivi

· RIEDUCAZIONE NEUROPSCICOLOGICA

· PSICOTERAPIA

· INTERVENTO PSICO-EDUCATIVO interventi specifici per la cura dei bambini con disturbi pervasivi dello sviluppo

PATOLOGIE TRATTATE (diagnosi, cura, riabilitazione, qualità della vita):

· paralisi cerebrali infantili

· patologie neuromuscolari

· disabilità motorie

· ritardo psicomotorio

· disturbi relazionali

· disturbi emotivi

· disturbi della comunicazione

· disturbi dell’attenzione

· disturbi comportamentali

· disturbi sensoriali

· ritardo mentale

· disturbi dell’apprendimento

· psicopatologie (anche dell’adolescente)

· autismo e disturbi generalizzati dello sviluppo

· malattie genetiche

Tra le figure professionali presenti logopedista, psicologo, psicomotricista, terapista occupazionale c’è l’educatore professionale, sarebbe proprio un sogno entrare in questa equipe, in questa struttura.